PROFILO PROFESSIONALE-                     DOTT. FRANCO FUNICELLA

PROFILO PROFESSIONALE

PROFILO PROFESSIONALE DEL DOTT. FRANCO FUNICELLA

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La mia carriera si delinea attraverso sei fasi, dalla laurea (1994) ad oggi (2019), seguendo il filo rosso della vocazione, armato di tenacia e pazienza, curioso per natura, alla ricerca del perché delle cose e delle situazioni. Ho percorso, in venticinque anni di carriera, sentieri spesso impervi, a volte molto faticosi, traendone un grande arricchimento professionale e umano.
 
La fase del Pronto Soccorso (1995-97): il Primario Prof. Franco Aguglia, la Prof.ssa Marianna Suppa.
Laureatomi, entrai come medico volontario al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma acquisendo competenze fondamentali: il triage del paziente con l’analisi della sua domanda d’aiuto, la sua valutazione e il suo trattamento. Lì, dove gli operatori sono condizionati dall’urgenza-emergenza delle condizioni fisiche cliniche e psicologiche del pz e dei suoi familiari, il tempo è sempre un tiranno, determinando negli operatori una condizione di grave stress psico-emotivo, condizionante e disgregante a livello cognitivo e dei ritmi fisiologici e della performance di ognuno (sindrome di burn-out). Lì oltre la preparazione tecnica contano le dinamiche relazionali, legate ai diversi valori culturali, sociali, di reddito, qualifica dei personaggi che interagiscono. Nel maggio 1997 ho pubblicato un articolo sula Rivista Europea di Psichiatria”: Sopra un caso di depressione ansiosa somatizzata tra diagnosi differenziale d’urgenza e  trattamento integrato”, con cui da borsista entrai alla Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica (1998-2001).
 
La fase delle cliniche (1999-2016)
La formazione acquisita in medicina d’urgenza-emergenza e in psicologia clinica mi ha permesso di svolgere il ruolo di medico di guardia e di reparto in campo geriatrico e neuropsichiatrico, autonomizzandomi nella gestione dei pazienti e dei loro familiari e del personale.   
Villa Armonia, casa di cura neuropsichiatrica Roma (1999-2001);
Parco delle Rose, RSA geriatrica  e neuropsichiatrica Roma (2000-2001);
Merry House,  RSA geriatrica Acilia (2000-2001);
San Luigi Gonzaga,  RSA geriatrica Cerveteri (2000);
Clinica Latina,  Lungodegenza breve post-acuzie ed RSA geriatrica Roma (2002);
Villa Mendicini,  casa di cura neuropsichiatrica Roma (2002-2003);
Colle Cesarano,  casa di cura neuropsichiatrica Tivoli (2002-2008);
Italian Hospital Group,  RSA geriatrica e neuropsichiatrica, centro Alzeheimer , hospice, Guidonia (2015-2016);
Salus Infirmorum, lungodegenza breve  post- acuzie e riabilitazione ortopedica, cardio-respiratoria e neurologica  Roma (2016).
 
La fase del carcere di Rebibbia (2000-2007)
Con frequenza giornaliera ho lavorato al Sert (Servizio Tossicodipendenze) del Carcere di Rebibbia, nella Medicina dei Servizi della ASL RM B come “tossicologo”, per assistere, valutare e approntare il piano terapeutico dei detenuti ivi ristretti, in accordo con il Sert esterno al carcere da cui di solito provenivano. Somministravo loro dei sostituti degli oppiacei per prevenirne la crisi d’astinenza: il metadone e la buprenorfina, a dosi scalari. Agli HIV positivi, il metadone veniva lasciato a mantenimento per  evitare che lo stress da sospensione potesse inficiarne le difese immunitarie. L’esperienza del carcere è drammatica, sconvolgente ma utilissima per costruire dei parametri di valutazione nella Medicina e nella vita, con cui osservare il mondo esterno. Le storie, le relazioni psicopatologiche, da me fissate nelle cartelle cliniche, sono state elaborate con e per il paziente, al servizio della sua salute e del magistrato per i suoi provvedimenti, testimonianza di una relazione clinica, di un rapporto umano e professionale, condiviso e di una sofferenza lacerante. Le parole tra medico e paziente detenuto riportate nella sua cartella clinica appartengono all’esperienza di vita del secondo, come pure a quella di chi, si è calato negli abissi bui e torbidi della tossicodipendenza, per esplorare, guidato dal sintomo, i percorsi cui costringe il malato, fatti di distruzione, interiore ed esteriore, a tutti i livelli, ma anche, talora,  di riabilitazione, di affrancamento, illuminati solo dalla luce della ragione.
 
La fase della Medicina Generale (1999-2007)
Nel corso delle fasi precedenti, ho incontrato dei colleghi generalisti che mi hanno chiesto di sostituirli, nel loro studio. Io l’ho fatto volentieri rendendomi disponibile ad assistere i loro pazienti, accogliendone le richieste di visita domiciliare. I colleghi Dottori Stefano De Lillo, Marco Conti, Stefano Tempera, mi hanno supportato con i loro consigli e la loro esperienza per gestirne la patologia, certamente meno problematica e impegnativa di quella descritta in precedenza ma richiedenti ugualmente oltre la semplice ricetta di continuità terapeutica, uno stretto e preciso monitoraggio clinico e talora il ricovero urgente in pronto soccorso.
 
ATTIVITÀ ATTUALE
 
La fase dell’assistenza domiciliare (2000-2019)
Negli anni, in modo graduale e sempre più esclusivo mi sono dedicato al pronto intervento domiciliare, con la progressiva maturazione professionale, collaborando con dei Call Center romani. Quest’attività è molto responsabilizzante e  coinvolgente, perché il medico gestisce il paziente da solo, senza  colleghi, infermieri o struttura protettiva, aiutato eventualmente dalla badante o dal familiare. Affrontare il singolo caso clinico, la chiamata, perlopiù di urgenza, implica che il medico si senta in grado di poterlo e saperlo fare. Naturalmente le gravi emergenze vengono immediatamente indirizzate al Servizio del 118, fornito di attrezzatura, personale e velocità di intervento superiori a quelle del singolo medico, garantendo al paziente l’assistenza più adeguata, in itinere e fino all’arrivo in Ospedale.
 
La fase dello studio medico (2019)
A integrazione e alla fine del percorso evolutivo tratteggiato, ho deciso di aprire un mio studio, in cui la mia attività da dinamica potrà diventare più statica e quindi più adeguata all’età.  Anche questa fase per me è un punto di partenza, non di arrivo.