Funicella Dr. Franco
Funicella Dr. Franco
LA VISITA PSICOLOGICA
Nonostante la visita psicologica a livello soggettivo e sociale possa evocare stereotipi negativi, sensazioni di rifiuto, malessere, disagio perdita di autostima a sottoporvisi, per il paziente può rappresentare, un irrinunciabile strumento, per affrontare i problemi e i disturbi, che lo affliggono, con intelligenza e prognosi migliore, ma a condizioni particolari, come vedremo più avanti.
Quando un individuo avverte un disagio interiore, che disturba la sua esistenza e influenza, negativamente, le sue relazioni sociali e gli impedisce di trovare la forza per affrontarlo e superarlo, quando la sua riposta agli eventi della vita diventa stereotipata prevedibile rigida sterile disfunzionale con il disagio per lui stesso conseguente, quando la sua attività perde flessibilità ispirazione ed efficacia per affrontare la vita, in modo produttivo, creativo e personale, allora può essere utile sottoporsi ad una visita psicologica ad un colloquio con l’esperto cioè con lo psicologo, meglio ancora se medico.
Infatti sintomi e segni internistici possono esordire, associarsi o mescolarsi a segni e sintomi neuropsichiatrici, e viceversa e quindi necessitare della diagnosi medica differenziale, preliminare ad ogni trattamento.
Quando il paziente riconosce, a se stesso, il proprio limite, l’ineludibile e talora l’urgente necessità di farsi aiutare abiurando la sua infantile onnipotenza ha già intrapreso un percorso evolutivo che può essere estremamente efficace e risolutivo se ben condotto con l’aiuto dello psicologo, della psicologia clinica e della psicoterapia e a seconda delle necessità della terapia farmacologica.
Nello mio studio si svolgono colloqui e interventi per aiutare il paziente ad affrontare problemi emotivi cognitivi e comportamentali con il colloquio i test e altri strumenti di valutazione.
Il mio lavoro di medico psicologo clinico si può sintetizzare in varie FASI :
- il triage telefonico: importantissimo perché può decidere per il paziente se proseguire o meno le successive con lo psicologo scelto; perché permette allo psicologo di misurare la temperatura psicoemotiva del paziente ed entrare in primo contatto col suo disagio col suo malessere;
- la prima visita: per lo psicologo è un momento fondamentale di ascolto del paziente con la massima attenzione per capire il suo disturbo, attraverso la cosiddetta analisi della domanda;
- la valutazione: prima clinica e poi anche strumentale attraverso test e questionari;
- il piano d’intervento: personalizzato che può includere colloqui, o altre modalità operative;
- le sedute: della durata di circa un’ora mirano ad aiutare il paziente a sviluppare nuove strategie per affrontare le difficoltà e raggiungere i propri obiettivi;
- lo svincolo: la fase finale del lavoro psicologico clinico che può essere definitiva o richiedere altre visite per monitorare le condizioni del paziente, o per sopravvenuti problemi inaspettati, che lo hanno fatto regredire.
Possiamo fare ora, una piccola, ma doverosa digressione su cosa sia, su cosa rappresenti la psicologia clinica, a livello sociale e scientifico.
La psicologia clinica permea di sé tutta l’attività dello psicologo. Necessita ora di qualche definizione propedeutica in una visione allargata:
- comprende una pluralità di conoscenze, finalizzate ad indagare e spiegare problemi di adattamento condizioni critiche dell’arco vitale processi mentali psicopatologici con i loro correlati comportamentali e psicobiologici disfunzionali le alterazioni dei processi mentali dovuti a patologie mediche;
- si basa su teorie modelli, metodi e strumenti d’intervento, finalizzati alla valutazione consulenza riabilitazione e terapia delle disfunzioni e dei disturbi suddetti alla promozione della salute individuale interpersonale e di gruppo a interventi preventivi e a dimensioni cliniche per mantenere e promuovere la salute e il benessere psicologico;
- possiede competenze per metodi di studio didattica e intervento nei differenti contesti clinico-assistenziali e operativi individuale, relazionale, familiare, di gruppo, istituzionale, per tutto il ciclo vitale, la neuroscienza la psicofisiologia e la neuropsicologia cliniche;
- viene utilizzata negli ambiti della salute, sanitario, ospedaliero, dello studio e della terapia del dolore e delle cure palliative, forense, del disagio psicologico e delle condizioni psicopatologiche, dell’addiction (dipendenza), dello stress, psicosomatiche e sessuologiche, per prevenirle, capirle e curarle promuovendo il benessere e la salute l’identificazione dei fattori di rischio e di protezione la diagnosi la riabilitazione psicologica e la psicoterapia, attraverso il rapporto interpersonale.
Tornando all’applicazione della psicologia clinica che a noi interessa in questa sede, l‘emergere dei sintomi psicologici può derivare da eventi stressanti di vita, ad alta risonanza affettiva, come ad esempio:
- il passaggio dall’età infantile, a quella giovane-adulta e successive;
- l’entrata e l’uscita dal mondo del lavoro;
- un lutto per la perdita del partner, di un genitore, un fratello, un amico, un animale;
- una crisi di coppia, una malattia,
secondo una scala di valori crescenti in relazione alla gravità dell’evento.
Altre volte, un paziente, in genere avanti con gli anni, viene condotto a visita dal coniuge o un familiare per disturbi neuropsicologici a livello di memoria attenzione, pensiero, capacità di calcolo, comportamentali e conseguente disautonomia, associati a insonnia, wandering (comportamento di vagabondaggio senza meta e spesso ripetitivo, tipico delle persone con demenza, come l'Alzheimer, in cui ci si muove senza uno scopo apparente) notturno, depressione, ansia, agitazione, aggressività, dovute ad alterazioni cerebrali o altre cause, tali da spingere i familiari a ricorrere all’esperto per formulare la diagnosi e programmare il trattamento e l’assistenza.
In questi casi, il fai da te può essere una risorsa, ma anche un danno se il soggetto inizia pericolose pratiche di autoterapia come l’acting-out (o "agito" è un'espressione di un conflitto emotivo interiore attraverso l'azione impulsiva anziché il linguaggio) o la assunzione di sostanze psicotrope, stimolanti o deprimenti il sistema nervoso centrale, che favoriscono la dipendenza e complicanze difficili da intercettare ed eradicare, a livello psicofisico, familiare e sociale.
Oppure il soggetto nega o rimuove il problema e continua come se nulla fosse creando a se stesso e ai familiari problemi di ogni genere, anche molto gravi. Altre volte ancora i sintomi psicopatologici emergono senza un motivo, senza una causa psicologica o organica, rintracciabile anche con la più approfondita indagine medica. Questi sono i casi a più grave prognosi, dove in genere rientrano familiarità genetica ed ereditarietà.
Le aree d’intervento di mia competenza domiciliare e ambulatoriale in ambito psicologico-clinico sono:
- i disturbi da somatizzazioni;
- i disturbi d’ansia, ossessivo-compulsivi, attacchi di panico, lutto, fobie, stress, separazione;
- i disturbi dell’umore: depressione, euforia;
- i disturbi da uso, abuso e astinenza da farmaci, tabacco, alcool;
- i disturbi del sonno: insonnia, ipersonnia;
- i disturbi neuropsicologici: demenza con disturbi del comportamento, agitazione, aggressività, opposizione, ostilità, rifiuto di cure mediche e igieniche e di alimenti;
- le urgenze con crisi acute d’ansia, depressione, maniacali, deliranti e con disturbi comportamentali.
Nel corso della visita psicologica seguendo lo schema di quella medica, inizialmente valuto il paziente a livello della familiarità per malattie mentali condizioni mediche predisponenti o scatenanti, presenti o passate, con domande mirate, attraverso cui, si possono cogliere anche aspetti di tipo relazionale e psicologici del paziente.
Passo poi ad approfondire tematiche più prettamente psicologiche come le modalità espressive analizzando comunicazione verbale e non verbale parola interpunzione forma contenuto del pensiero linguaggio corporeo osservando atteggiamenti posture silenzi integrando i vari elementi come le tessere di un mosaico, in senso cronologico e situazionale: la semiotica.
La semeiotica psichiatrica studia i segni e i sintomi dei disturbi mentali, per interpretare il linguaggio del disagio psichico, analizzare le manifestazioni cliniche del paziente come comportamenti pensieri emozioni percezioni, per individuare la natura e la gravità del disturbo; studiare le funzioni mentali del paziente, alterate che possono impedire o deformare la sua comunicazione tra mondo esterno e mondo interno nell’integrità della coscienza del singolo individuo:
- le funzioni dell’Io: che esaminano ed interpretano la realtà, controllano le pulsioni ed i meccanismi di difesa, il pensiero razionale e la capacità di giudizio, le relazioni interpersonali, l’adozione di un senso di sé; consentono al singolo individuo di adattarsi al mondo esterno, gestire, funzionalmente emozioni e comportamenti.
Sono rappresentate dalla coscienza, l’attenzione, la percezione, la critica l’ideazione la memoria la volontà l’intelligenza il comportamento e dai loro disturbi, che poi possiamo ritrovare declinati fedelmente nella clinica psicopatologica a vari livelli di gravità.
- l’affettività: definisce lo spettro dei sentimenti e delle emozioni: negative, la rabbia, la tristezza, la solitudine e positive: la gioia, la soddisfazione, la felicità di un individuo in risposta all’ambiente interno personale e al contesto esterno in cui vive alle relazioni familiari sociali, amicali, lavorative che sono caratterizzate da intimità e legami più intensi;
- l’asse psico-neuro-endocrino-immunologico, o asse timico, ipotalamo-ipofisi-corticosurrenalico che comprende un sistema di feed-back, che regola la risposta endocrina del corpo allo stress; che attivandosi oppure disattivandosi aumenta o riduce la produzione di cortisolo determinando i disturbi dell’umore: ansia, alterazioni del sonno, della concentrazione, depressione, disturbi bipolare e ciclotimico, secondo l’interpretazione biologista o meglio secondo le indicazioni di una disciplina medica tra le più recenti, la Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI).
La PNEI
- studia le relazioni tra i sistemi di regolazione dell’organismo umano, la psiche e i tre sistemi sottostanti: nervoso, endocrino e immunitario, con i rispettivi neurotrasmettitori gli ormoni e le citochine e tra questi e la psiche;
- correla il disagio psicologico conseguente ad ansia, depressione, lutto, con le molecole dello stress cronico, gli organi, gli equilibri dinamici dei sistemi corporei e la loro funzionalità fino all’emergere delle malattie psicosomatiche, che colpiscono tutti i sistemi corporei, secondo l’antico concetto aristotelico della malattia ex emozione;
- fornisce le basi biologiche della comunicazione tra il sistema psichico, cioè neuropsicologico e psicoemotivo e i sistemi nervoso, endocrino e immunitario nella loro integrazione neurotrasmettitoriale chimico-fisica e organica della vita biologica, in condizioni fisiologiche e patologiche.
Si viene a creare, perciò, una relazione di ampio respiro prospettico, tra medicina e psicologia che ritengo molto stimolante operativamente nel mio ruolo di medico e di psicologo clinico e che cerco di integrare nell’unità psicosomatica del paziente. Le funzioni dell’Io, l’affettività e l’asse timico sono funzioni della mente che per operare sottendono uno stato lucido di coscienza, che a sua volta deriva dall’integrità del cervello e degli altri organi apparati e sistemi secondo la definizione di SALUTE dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, a tre livelli biologico, psicologico e sociale, ma entro certi limiti. Spesso infatti in pazienti con gravi disturbi psichiatrici, a livello clinico e strumentale, non sono rintracciabili cause organiche, che li possano spiegare, se non ricorrendo all’anamnesi familiare, alla genetica ed alla ereditarietà.
Il rapporto tra psicologo e paziente tutelato dal segreto professionale si basa su una solida alleanza terapeutica sulla fiducia reciproca più ampia; da rinnovare ad ogni seduta con coerenza e trasparenza tra le parole e le azioni per favorire quelle aperture che al curante permettono l’accesso ai problemi di cui il paziente manca di consapevolezza aiutandolo a crescere e a riscattarsi.
Lo psicologo non giudica il paziente per quello che dice e per quello che fa ma cerca di mantenersi sempre equidistante e neutrale rispetto a lui senza dargli consigli né suggerendogli soluzioni o comportamenti ma aiutandolo a trovarli, in modo autonomo, socraticamente.
Altro aspetto importante del trattamento psicoterapeutico è che quanto accade al paziente fuori della seduta e dello studio può essere fonte di prezioso materiale di discussione, per una conoscenza reciproca.
Il focus principale, attorno al quale, ruota tutta la mia attività, è quello di comprendere il paziente il suo disagio le ragioni che lo hanno portato a stare male, ad essere non più funzionante e produttivo, come prima e come sarebbe nelle sue possibilità fino a condurlo, sofferente, al mio cospetto.
E’ mia consuetudine analizzare con pazienza e meticolosità la domanda d’aiuto del paziente, già dal triage telefonico, per affrontare, gradatamente, sempre in relazione alle sue capacità psicoaffettive, i nodi centrali della sua crisi e dei suoi problemi, senza giudicare mai il suo comportamento.
L’approccio al paziente, da parte mia, prevede a seconda delle sue competenze e condizioni psicoemotive varie modalità di approccio e trattamento:
- la consulenza psicologica,
- il sostegno psicologico,
- la valutazione diagnostica, anche tramite questionari e test,
- le sedute di psicoterapia di orientamento psicodinamico.
Molto sinteticamente, il supporto psicoterapeutico può essere definito come un lavoro dialettico, basato sul colloquio clinico, su una relazione d’aiuto, che procede, dall’intercettazione, allo svincolo finale del paziente, attraverso l’elaborazione, l’attenuazione o la completa risoluzione dei sintomi e dei suoi disturbi.
Terminata la visita o la seduta psicologica, il paziente può sentirsi più o meno sollevato e alleggerito. Avendo condiviso un problema e analizzato gli aspetti, può riceverne sollievo.
Altre volte invece la seduta può risultare gravosa, faticosa, in relazione alla complessità degli obiettivi ed alla difficoltà maggiore nel dover cambiare o perlomeno cercare di modificare alcuni meccanismi e comportamenti reiterativi strutturati tenacemente nel corso della sua vita, nella sua personalità nel suo modo sintomatico di essere al mondo.
Il numero delle sedute e i risultati della psicoterapia e del lavoro dello psicologo possono dipendere pertanto, da vari fattori:
- la complessità dei problemi del paziente,
- le sue risorse personali,
- il contesto di vita e il supporto familiare,
- le risorse e le competenze dello psicoterapeuta.
Le terapie brevi durano alcuni mesi; quelle lunghe anche alcuni anni. La psicoterapia è fondamentale in molte situazioni. E’ il trattamento elettivo per curare i disturbi psicologici, associato alla farmaco-terapia, qualora necessaria, integrando e ottimizzando il percorso di cura.
Anche in Psicologia Clinica come in ambito internistico la gravità delle condizioni del paziente può consigliarne il ricovero protetto, per evitare che peggiori o si complichi, ma anche, per inquadrare e trattare meglio il suo disturbo specie se in fase acuta o iperacuta di esordio rispetto al trattamento domiciliare o ambulatoriale, per quanto ottimali.
Ringraziandoti per l’attenzione e la pazienza, per essere arrivato fino qui, qualora fossi interessato a chiedere l’appuntamento per una prima visita psicologica ambulatoriale, di circa un’ora, presso il mio studio, essendo il primo appuntamento di reciproca conoscenza, sono lieto di proportelo, a titolo gratuito. Ti aspetto.
Funicella dr. Franco

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